venerdì 10 aprile 2015

ETERNIT: VIA AL PROCESSO BIS

La Cassazione lo scorso 19 novembre dichiarò prescritto il reato di Stephen Schmidheiny patron dell'Eternit, ma la voglia di giustizia non si arresta e il pm di Torino Raffaele Guariniello, dopo aver chiuso le indagini vedrà l'inizio del processo Eternit bis.

Per il grande numero delle persone offese il tribunale di Torino ha scelto la strada dei "pubblici proclami", con un richiamo anche sulla Gazzetta Ufficiale, per la notifica dell'inizio dell'udienza preliminare del processo Eternit Bis. Il procedimento, del quale l'imprenditore svizzero Stephen Schmidheiny risponde di oltre 200 casi di omicidio, comincerà il 12 maggio.

Questa volta l'accusa è di omicidio e non disastro ambientale, reato per il quale la legislazione italiana ha ancora parecchie lacune, proprio su queste si è basato l'apparato difensivo.

Ora i cittadini di Casale, le associaizoni dei famigliari e la comunità tutta si prepara a questa nuova battaglia, una lotta che in verità non si è mai arrestata, con un unico scopo: ottenere giustizia

mercoledì 25 febbraio 2015

Eterna ingiustizia: depositate le motivazioni della Cassazione

CASALE – Dopo aver letto le motivazioni della Corte di Cassazione, per i familiari delle vittime è di nuovo tempo di confrontarsi con una dura realtà: “Dicevamo eterna ingiustizia, ora l'ennesima sottolineatura di un processo che ci ha tagliati fuori” commenta un famigliare.
Nel testo si leggono i motivi sulla decisione di annullare il processo perchè il reato di Stephan Schmidheiny è stato prescritto.

Le lacrime ormai sono finite da parte di chi ha perso i propri cari, e il sentimento provato è un misto di rabbia e delusione. “Non parlo di questa lotta, ma di quello che questa lotta mi ha insegnato, per la vita di ogni giorno, per il vivere quotidiano. L'unica lotta che si perde è quella che si abbandona” queste le parole di Giuliana Busto che racchiudono il senso profondo di tutta la cittadinanza casalese che ancora cercherà di trovare Giustizia nell'ambito di un nuovo prcoedimento.
Nel processo annullato dalla Cassazione sarebbe stato sbagliato il capo d'imputazione formulato dal procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello. Intanto perchè la condanna per quel tipo di reato, 12 anni di reclusione, sarebbe stata troppo bassa. E poi il duro affondo nei confronti del tribunale di appello che, si legge, “Ha confuso la permanenza del reato con la permanenza degli effetti del reato, la Corte di Appello ha inopinatamente aggiunto all’evento costitutivo del disastro eventi rispetto ad esso estranei ed ulteriori, quali quelli delle malattie e delle morti, costitutivi semmai di differenti delitti di lesioni e di omicidio“.
Subito dopo la deposizione del testo il pm Raffaele Guariniello ha annunciato di aver chiesto il rinvio a giudizio per Stephan Schmidheiny (il cosiddetto processo Eternit Bis). L’accusa è di omicidio volontario aggravato per la morte da amianto, tra il 1989 e il 2014, di 258 persone.

Una nuova strada per continuare la lotta dunque, perchè darsi per vinti non rientra negli aspetti di chi ha perso un famigliare per colpa del mostro Amianto.

sabato 14 febbraio 2015

Romana Blasotti Pavesi lascia la presidenza di AFEVA

E' il simbolo della lotta contro l'amianto, è la voce delle tante persone che chiedono giustizia nei confronti di quei potenti che hanno messo al primo posto il profitto rispetto alla salute degli operai dell'Eternit. Romana Blasotti Pavesi, 86 anni ha deciso di lasciare la presidenza dell'AFEVA, l'associazione famigliari e vittime dell'amianto.
Le ragioni di questa scelta sono legate principalmente all'ingiustizia della sentenza di terzo grado della cassazione, che nella serata maledetta del 19 novembre scorso ha di fatto evaporato ogni possibilità di vedere riconosciuto colpevole Stephan Schmidheiny per il reato di disastro ambientale permanente. Da quella sera la Romana (così viene riconosciuta da tutti) non è stata più la stessa: in tanti anni di lotta niente l'aveva fermata: non l'avevano fermata l'età, il dolore per la perdita di tanti famigliari tra cui il marito, neanche i viaggi per il mondo, realizzati per diffondere ed informare tutti che la lavorazione dell'amianto va bandita in tutto il pianeta. A fermarla ci ha pensato l'ingiustizia di quella sentenza:
«Come faccio - dice in un'intervista rilasciata alla Stampa- ad accettare che non c’è stata giustizia per le vittime? Che, per via della prescrizione, sono come “sparite”? Ma quei giudici sapevano bene che cosa è accaduto a Casale? La loro sentenza ci ha tagliato fuori». «Ci hanno tolto tutte le possibilità di vedere riconosciuto un colpevole della tragedia che c’è stata e che continua».
Giustizia, è sempre stata questa l'unica cosa che le interessava, chi la conosce e ha seguito con lei tutte le udienze del processo eternit aveva ascoltato diverse volte i suoi discorsi, in cui non riusciva nonostante tutto ad avere rancori verso i signori dell'amianto “Vogliamo giustizia non vendetta” diceva Romana.
La mancanza della carica di certo non la fermerà nella sua battaglia nell'informare il mondo, e siamo sicuri che il suo lavoro sarà portato avanti dall'AFEVA.
In cuor suo Romana adesso spera di poter vedere realizzata la collinetta della memoria, che dovrebbe sorgere sull'area dell'ex fabbrica Eternit, i cui lavori sono cominciati ma sono tuttora fermi. E, più di tutto, spera che le promesse avute da Renzi, Boldrini e Grasso sull’introduzione del reato di disastro ambientale nel Codice penale siano vere: «Vale per l’amianto e per tutti i veleni. Non si può morire per lavorare senza che poi nessuno venga punito!» afferma.
Romana non ricoprirà altre cariche ma rimarrà sempre la guida di questa lunga battaglia, il lavoro svolto da lei in tanti anni è una grossa eredità per tutti i casalesi e questo impegno non potrà andare perduto.

Di seguito il discorso d'addio di Romana, pubblicato dagli amici di Voci della Memoria e Casalenews:



martedì 27 gennaio 2015

27 gennaio: Giornata della Memoria

Sono passati 70 anni ma il ricordo della più grande tragedia della storia dell'umanità è ancora vivo. Durante gli anni del dominio nazi-fascista milioni di persone furono deportate e trucidate all'interno dei lager, campi di concentramento dislocati in tutta Europa. Donne, bambini, anziani sterminati soltanto perchè diversi da chi era al potere: una catastrofe, questa la traduzione del termine shoah dall'ebraico, che macchiò di sangue il secondo conflitto mondiale.



70 anni sono passati da quando i soldati sovietici varcarono i cancelli del campo di Auschwiz, liberando i prigionieri ridandogli non solo la libertà ma la dignità di esseri umani. Anni prima della liberazione le condizioni degli ebrei nell'Europa dominata da Hitler, erano sempre più limitate: si cominciò con il vietare alle famiglie di andare a scuola, lavorare, leggere il giornale, andare a teatro, fino agli obblighi di registrazione e gli internamenti nei campi di lavoro dove le famiglie venivano divise, svestite e spogliate di ogni avere. Le case dei commercianti ebrei diventavano così di proprietà di ufficiali nazisti che ne prendevano possesso ovviamente senza chiederlo.

"Quel che è accaduto ci riempie di grande vergogna. Perché sono stati i tedeschi ad essersi resi colpevoli di tanto dolore: non dobbiamo dimenticare che i molti milioni di vittime sono una nostra colpa". Lo ha detto la cancelliera Angela Merkel, partecipando con alcuni sopravvissuti a una commemorazione a Berlino per il 70mo della liberazione del campo di Auschwitz. "Abbiamo la responsabilità di comunicare quanto noto su quelle atrocità e di tenere viva la memoria", ha aggiunto.

La Giornata della memoria deve quindi servire alle generazioni future: i sopravvissuti alla tragedia della Shoah sono sempre di meno, ma il loro ricordo non morirà mai, a noi spetta il compito di raccogliere questa eredità e condannare ogni atrocità del passato per fare in modo di non ripeterlo in futuro.