CURITIBA
(Brasile)- “Quattro giorni intensi, ma positivi per la lotta
alla lavorazione dell’amianto nel mondo” ha commentato così Bruno Pesce,
rientrato pochi giorni fa da Curitiba, capitale dello stato del Paranà in Brasile,
dove era stato invitato dalla Procura del Lavoro brasiliana insieme a Nicola
Pondrano e ai pubblici ministeri Sara Panelli e Gianfranco Colace. La serie di
convegni, incontri con i sindacati e dibattiti con varie associazioni ha
segnato una tappa fondamentale per la lotta all’Amianto nel mondo: “Abbiamo
trovato molto interesse alla nostra causa- continua Pesce- in particolare per
l’eco che il processo di Torino e la storica sentenza (18 anni di reclusione a
Stephan Schmidheiny per disastro doloso ambientale permanente) sta piano piano
smuovendo la procura in Brasile. Dopo la sentenza del 3 giugno la magistratura
brasiliana si sta muovendo per una collaborazione con la procura di Torino in
modo da lavorare e riconoscere le responsabilità penali anche in Brasile, dove
sono tutt’ora presenti fabbriche dell’Eternit. Fuori Curitiba infatti nella
località Apollo si trova la più grande fabbrica Eternit (circa 500 operai) e
altre due nel giro di pochi chilometri. Davanti all’interesse e alla voglia di
lavorare insieme da parte delle due procure sono corso con il pensiero alla
formazione, in un futuro non troppo lontano, di una vera e propria
‘Multinazionale della Giustizia’. Questi giorni ci hanno soddisfatto da questo
punto di vista: la lotta che conduciamo da anni è fatta di piccole conquiste e
vedere che dall’altra parte del mondo altri lavoratori, associazioni sindacali e
famigliari delle vittime vogliano condividere e unirsi a noi ci riempie il
cuore di gioia e ci rafforza nell’andare avanti. Le varie indagini che saranno
condotte tra Brasile e Italia potrebbero portare per lo stato del Paranà ad
accelerare e garantire le rogatorie per ottenere Giustizia e riconoscere anche
per il Brasile le responsabilità penali dei dirigenti Eternit”. Tuttavia si
sono verificati alcuni eventi poco gradevoli: “Davanti all’auditorium- racconta
Pesce- erano presenti alcuni operai delle fabbriche Eternit ancora in attività,
con striscioni e magliette che inneggiavano all’innocenza del proprio lavoro e
che manifestavano la voglia di non far chiudere gli stabilimenti. ‘Lavoriamo da
dieci anni e non abbiamo avuto nessuna malattia’ era scritto su alcuni
striscioni, noi abbiamo tentato un dialogo con queste persone ma nessuno di
loro ci ha voluto rispondere. Questo episodio fa capire come la campagna di
disinformazione e il tentativo di sminuire il rischio di malattie, sia ancora
attivo da parte dei dirigenti Eternit”.
Presente la “pasionaria” Fernanda Giannasi,
ispettrice del Lavoro a San Paolo, molto conosciuta a Casale, grande punto di
riferimento per l’AFEVA, che tra qualche mese andrà in pensione ma che ha già
assicurato che continuerà la sua lotta e contribuirà alla formazione dei nuovi
ispettori del lavoro che continueranno la sua attività.
Un viaggio dunque breve ma che porta speranza verso
una lavorazione che deve essere bandita anche negli altri paesi, come disse il
piemme Raffaele Guariniello poco dopo l’Appello del 3 giugno: “La sentenza ha
fatto la storia in Italia, ora la deve fare nel mondo”.
Christian
Pravatà