giovedì 11 luglio 2013

AFEVA scrive al presidente Enrico Letta per i risarcimenti



CASALE- Il 3 giugno 2013 la Corte d’Appello di Torino ha confermato la condanna di primo grado nei confronti dell’imputato svizzero Stephan Schmidheiny per il reato di disastro doloso ex art. 434 c.p., aumentando la pena a 18 anni di detenzione. Così facendo, il Collegio Giudicante ha ribadito la sussistenza di una responsabilità dolosa in capo a colui che, all’epoca dei fatti, occupava i vertici dirigenziali della multinazionale Eternit. In ragione degli ingenti danni procurati ai comuni di Casale Monferrato, Cavagnolo, Bagnoli e Rubiera, attraverso una condotta dolosa e pianificata, la Corte ha disposto in favore di  932 cittadini ed ex lavoratori una provvisionale immediatamente esecutiva di 30.000 euro, che Schmidheiny dovrà risarcire in solido con alcune società a lui riconducibili. Ai numerosi risarcimenti in favore di ammalati ed eredi di deceduti si aggiungono le provvisionali disposte in favore di regioni, enti locali e associazioni: solo per citarne alcune, 20.000.000 euro alla Regione Piemonte, 30.934.446,37 euro al comune di Casale Monferrato, 5.000.000 all’ASL di Alessandria e 100.000 euro per sigle sindacali e associazioni di familiari (compresa la scrivente) per un totale di oltre 90 milioni di euro.
Alla soddisfazione per l’esito processuale si accompagna tuttavia una profonda preoccupazione per l’effettiva riscossione di tali somme; l’esperienza del primo grado, al termine del quale erano già state disposte provvisionali immediatamente esecutive a carico dell’imputato, ha infatti dimostrato la totale indisponibilità di Schmidheiny a effettuare un qualsivoglia risarcimento in ottemperanza alla sentenza della Magistratura italiana. L’attuazione dei risarcimenti in favore delle parti lese è infine ulteriormente compromessa dal venir meno del vincolo solidaristico con il coimputato Louis de Cartier de Marchienne, condannato in primo grado ma deceduto pochi giorni prima della sentenza d’appello. Pur non essendo astrattamente impraticabile un’azione civile nei confronti delle società che facevano capo a de Marchienne, Stephan Schmidheiny e i responsabili civili individuati in sentenza sono, al momento, gli unici obbligati a risarcire i danni derivati dal disastro ambientale.
L’unica soluzione possibile per dare esecuzione alla sentenza consiste dunque in azioni esecutive internazionali (anche di carattere cautelare) a carico delle persone indicate. Tale procedimento è tuttavia proceduralmente complesso, in ragione della cittadinanza svizzera e della residenza costaricense dell’imputato, ed economicamente molto impegnativo. I nostri patrocinati, cioè le vittime del “disastro ambientale doloso”, non sono in grado di affrontare spese  ingenti.    L'elevata onerosità delle spese da affrontare da parte degli ammalati e dei famigliari dei cittadini e lavoratori deceduti risulterebbe altresì sproporzionata rispetto alle somme esigibili.  In questa fattispecie sussiste una normativa europea che prevede il patrocinio gratuito dello Stato per le parti processuali comprese nei paesi membri ma a certe condizioni reddituali.  Nel nostro caso si tratta di tenere conto della rilevanza a livello sociale dell’effettiva riscossione delle provvisionali: non soltanto un risarcimento per un danno ai beni della vita e della salute, ma la piena affermazione di un atto di giustizia nei confronti di un immane disastro che ha causato 3000 vittime e quindi una sentenza storica che non ha precedenti a livello internazionale.

La Lettera inviata da AFEVA al Presidente del Consiglio Enrico Letta

“Illustrissimo Presidente del Consiglio e illustrissimi Ministri, per poter dare tutela effettiva alle parti civili di questo processo, cioè alle vittime di una strage purtroppo ancora in corso (solo a Casale e Cavagnolo circa 60 mesoteliomi all'anno) ma soprattutto per il principio di giustizia in esso affermato, siamo a richiedervi formalmente un sostegno concreto e deciso dello Stato, finalizzato al superamento degli ostacoli procedurali ed economici evidenziati.
Tale richiesta, in verità, ha già trovato da parte del Governo Italiano un’importante riconoscimento nel Piano Nazionale Amianto del marzo di quest’anno (che è stato preceduto dalla Conferenza Nazionale Amianto di Venezia organizzata dal Ministro Balduzzi con i Ministri Clini e Fornero);  l’obiettivo 5 di tale documento recita infatti: “Al fine di dare concreta attuazione ai contenuti della sentenza Eternit per quanto riguarda in particolare l’immediata esecutività delle provvisionali nei confronti delle parti civili, il Ministero del Lavoro ritiene opportuno istituire un tavolo di lavoro nazionale con le altre amministrazioni interessate e i soggetti danneggiati, al fine di assicurare il principio della effettività delle tutele in favore delle parti lese.” Va peraltro rilevato che proprio il Ministro del Lavoro del precedente governo aveva conferito all’INAIL, sulla base della provvisionale ad essa riconosciuta in primo grado, l’incarico di “capofila” nelle esecuzioni all’estero, ruolo che comportava tra l’altro l’assunzione di significativi adempimenti e costi burocratici. Proprio l’esclusione dell’INAIL dagli aventi titolo al risarcimento rende di estrema importanza l’attuazione dell’impegno governativo sopra enunciato: un “tavolo di lavoro nazionale” che rappresenta un indispensabile momento di confronto e coordinamento tra le parti coinvolte, volto soprattutto a individuare le migliori strategie per tutelare le parti civili, ammalati e familiari di vittime in primis, se necessario valutando l'opportunità di specifici provvedimenti governativi. In senso adesivo a tale proposito si registrano numerose interpellanze e mozioni parlamentari, una delle quali, la 1-01112 del 19 luglio 2012, sottoscritta da oltre 100 deputati.
Riteniamo, in conclusione, che la strada tracciata dal Piano Nazionale Amianto sia la più idonea a dare esecuzione al contenuto di una sentenza pronunciata in nome del Popolo Italiano nei confronti di chi si è reso responsabile di un disastro ambientale di proporzioni catastrofiche. Confidiamo che le Signorie Vostre colgano la grande aspettativa che circonda questo caso, non solo tra le vittime ma nella società in generale. Un ruolo attivo dello Stato a fianco dei suoi cittadini più deboli, che non vanno lasciati soli di fronte ad una  grave e profonda ingiustizia, rafforzerebbe enormemente la fiducia del Paese in quella certezza del diritto di cui, mai come oggi, avvertiamo tutti un estremo bisogno.  Come Associazione di familiari delle vittime di Casale e Cavagnolo che con CGIL CISL e UIL rappresentiamo la stragrande maggioranza delle parti civili, saremmo sommamente grati se ci venisse consentita l’opportunità di esporre questa nostra convinzione alla Presidenza del Consiglio. Pur consapevoli dei molteplici impegni e dei compiti gravosi che richiedono la piena attenzione del capo dell’Esecutivo, confidiamo di poter dimostrare, in un incontro diretto,  già di per sè significativo, l’estrema importanza di un intervento statale in difesa dei principi fondamentali dello stato di diritto”.