CASALE- Il 3 giugno 2013 la Corte d’Appello di Torino ha confermato la
condanna di primo grado nei confronti dell’imputato svizzero Stephan
Schmidheiny per il reato di disastro doloso ex art. 434 c.p., aumentando la
pena a 18 anni di detenzione. Così facendo, il Collegio Giudicante ha ribadito
la sussistenza di una responsabilità dolosa in capo a colui che, all’epoca dei
fatti, occupava i vertici dirigenziali della multinazionale Eternit. In ragione
degli ingenti danni procurati ai comuni di Casale Monferrato, Cavagnolo,
Bagnoli e Rubiera, attraverso una condotta dolosa e pianificata, la Corte ha
disposto in favore di 932 cittadini ed
ex lavoratori una provvisionale immediatamente esecutiva di 30.000 euro, che
Schmidheiny dovrà risarcire in solido con alcune società a lui riconducibili.
Ai numerosi risarcimenti in favore di ammalati ed eredi di deceduti si
aggiungono le provvisionali disposte in favore di regioni, enti locali e
associazioni: solo per citarne alcune, 20.000.000 euro alla Regione Piemonte,
30.934.446,37 euro al comune di Casale Monferrato, 5.000.000 all’ASL di
Alessandria e 100.000 euro per sigle sindacali e associazioni di familiari
(compresa la scrivente) per un totale di oltre 90 milioni di euro.
Alla soddisfazione
per l’esito processuale si accompagna tuttavia una profonda preoccupazione per
l’effettiva riscossione di tali somme; l’esperienza del primo grado, al termine
del quale erano già state disposte provvisionali immediatamente esecutive a
carico dell’imputato, ha infatti dimostrato la totale indisponibilità di
Schmidheiny a effettuare un qualsivoglia risarcimento in ottemperanza alla
sentenza della Magistratura italiana. L’attuazione dei risarcimenti in favore
delle parti lese è infine ulteriormente compromessa dal venir meno del vincolo
solidaristico con il coimputato Louis de Cartier de Marchienne, condannato in
primo grado ma deceduto pochi giorni prima della sentenza d’appello. Pur non
essendo astrattamente impraticabile un’azione civile nei confronti delle
società che facevano capo a de Marchienne, Stephan Schmidheiny e i responsabili
civili individuati in sentenza sono, al momento, gli unici obbligati a
risarcire i danni derivati dal disastro ambientale.
L’unica soluzione
possibile per dare esecuzione alla sentenza consiste dunque in azioni esecutive
internazionali (anche di carattere cautelare) a carico delle persone indicate.
Tale procedimento è tuttavia proceduralmente complesso, in ragione della
cittadinanza svizzera e della residenza costaricense dell’imputato, ed economicamente
molto impegnativo. I nostri patrocinati, cioè le vittime del “disastro
ambientale doloso”, non sono in grado di affrontare spese ingenti.
L'elevata onerosità delle spese da affrontare
da parte degli ammalati e dei famigliari dei cittadini e lavoratori deceduti
risulterebbe altresì sproporzionata rispetto alle somme esigibili. In questa fattispecie sussiste una normativa europea che prevede il patrocinio gratuito
dello Stato per le parti processuali comprese nei paesi membri ma a certe
condizioni reddituali. Nel nostro caso si tratta di tenere conto
della rilevanza a livello sociale dell’effettiva riscossione delle
provvisionali: non soltanto un risarcimento per un danno ai beni della vita e
della salute, ma la piena affermazione di un atto di giustizia nei confronti di
un immane disastro che ha causato 3000 vittime e quindi una sentenza storica
che non ha precedenti a livello internazionale.
La Lettera inviata da AFEVA al Presidente del Consiglio
Enrico Letta
“Illustrissimo Presidente del Consiglio e
illustrissimi Ministri, per poter dare tutela effettiva alle parti civili di
questo processo, cioè alle vittime di una strage purtroppo ancora in corso
(solo a Casale e Cavagnolo circa 60 mesoteliomi all'anno) ma soprattutto per il
principio di giustizia in esso affermato, siamo a richiedervi formalmente un
sostegno concreto e deciso dello Stato, finalizzato al superamento degli
ostacoli procedurali ed economici evidenziati.
Tale richiesta, in
verità, ha già trovato da parte del Governo Italiano un’importante
riconoscimento nel Piano Nazionale Amianto del marzo di quest’anno (che è stato
preceduto dalla Conferenza Nazionale Amianto di Venezia organizzata dal
Ministro Balduzzi con i Ministri Clini e Fornero); l’obiettivo 5 di tale documento recita
infatti: “Al fine di dare concreta attuazione ai contenuti della sentenza
Eternit per quanto riguarda in particolare l’immediata esecutività delle
provvisionali nei confronti delle parti civili, il Ministero del Lavoro ritiene
opportuno istituire un tavolo di lavoro nazionale con le altre amministrazioni
interessate e i soggetti danneggiati, al fine di assicurare il principio della
effettività delle tutele in favore delle parti lese.” Va peraltro rilevato che
proprio il Ministro del Lavoro del precedente governo aveva conferito
all’INAIL, sulla base della provvisionale ad essa riconosciuta in primo grado,
l’incarico di “capofila” nelle esecuzioni all’estero, ruolo che comportava tra
l’altro l’assunzione di significativi adempimenti e costi burocratici. Proprio
l’esclusione dell’INAIL dagli aventi titolo al risarcimento rende di estrema
importanza l’attuazione dell’impegno governativo sopra enunciato: un “tavolo di
lavoro nazionale” che rappresenta un indispensabile momento di confronto e
coordinamento tra le parti coinvolte, volto soprattutto a individuare le
migliori strategie per tutelare le parti civili, ammalati e familiari di
vittime in primis, se necessario valutando l'opportunità di specifici
provvedimenti governativi. In senso adesivo a tale proposito si registrano
numerose interpellanze e mozioni parlamentari, una delle quali, la 1-01112 del
19 luglio 2012, sottoscritta da oltre 100 deputati.
Riteniamo, in
conclusione, che la strada tracciata dal Piano Nazionale Amianto sia la più
idonea a dare esecuzione al contenuto di una sentenza pronunciata in nome del
Popolo Italiano nei confronti di chi si è reso responsabile di un disastro
ambientale di proporzioni catastrofiche. Confidiamo che le Signorie Vostre
colgano la grande aspettativa che circonda questo caso, non solo tra le vittime
ma nella società in generale. Un ruolo attivo dello Stato a fianco dei suoi
cittadini più deboli, che non vanno lasciati soli di fronte ad una grave e profonda ingiustizia, rafforzerebbe
enormemente la fiducia del Paese in quella certezza del diritto di cui, mai
come oggi, avvertiamo tutti un estremo bisogno. Come Associazione di familiari
delle vittime di Casale e Cavagnolo che con CGIL CISL e UIL rappresentiamo la
stragrande maggioranza delle parti civili, saremmo sommamente grati se ci
venisse consentita l’opportunità di esporre questa nostra convinzione alla
Presidenza del Consiglio. Pur consapevoli dei molteplici impegni e dei
compiti gravosi che richiedono la piena attenzione del capo dell’Esecutivo,
confidiamo di poter dimostrare, in un incontro diretto, già di per sè significativo, l’estrema
importanza di un intervento statale in difesa dei principi fondamentali dello
stato di diritto”.