CASALE – Dopo
aver letto le motivazioni della Corte di Cassazione, per i familiari delle
vittime è di nuovo tempo di confrontarsi con una dura realtà: “Dicevamo eterna
ingiustizia, ora l'ennesima sottolineatura di un processo che ci ha tagliati
fuori” commenta un famigliare.
Nel testo si leggono i
motivi sulla decisione di annullare il processo perchè il reato di Stephan
Schmidheiny è stato prescritto.
Le lacrime ormai sono
finite da parte di chi ha perso i propri cari, e il sentimento provato è un
misto di rabbia e delusione. “Non parlo di questa lotta, ma di quello che
questa lotta mi ha insegnato, per la vita di ogni giorno, per il vivere
quotidiano. L'unica lotta che si perde è quella che si abbandona” queste le
parole di Giuliana Busto che racchiudono il senso profondo di tutta la
cittadinanza casalese che ancora cercherà di trovare Giustizia nell'ambito di
un nuovo prcoedimento.
Nel processo
annullato dalla Cassazione sarebbe stato sbagliato il capo d'imputazione
formulato dal procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello. Intanto
perchè la condanna per quel tipo di reato, 12 anni di reclusione, sarebbe stata
troppo bassa. E poi il duro affondo nei confronti del tribunale di appello che,
si legge, “Ha confuso la permanenza del reato con la permanenza degli effetti
del reato, la Corte di Appello ha inopinatamente aggiunto all’evento
costitutivo del disastro eventi rispetto ad esso estranei ed ulteriori, quali
quelli delle malattie e delle morti, costitutivi semmai di differenti delitti
di lesioni e di omicidio“.
Subito dopo la deposizione del testo il pm Raffaele
Guariniello ha annunciato di aver chiesto il rinvio a giudizio per Stephan
Schmidheiny (il cosiddetto processo Eternit Bis). L’accusa è di omicidio
volontario aggravato per la morte da amianto, tra il 1989 e il 2014, di 258
persone.
Una nuova strada per
continuare la lotta dunque, perchè darsi per vinti non rientra negli aspetti di
chi ha perso un famigliare per colpa del mostro Amianto.
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