CASALE- Il Nemico non è sconfitto del tutto, dopo aver ottenuto Giustizia (in
attesa della Cassazione) con la condanna a 18 anni di reclusione a Stephan
Schmidheiny per disastro doloso ambientale permanente, resta da combattere
l’Amianto su altri due campi: la Ricerca e la Bonifica. Papa Francesco dal
giorno del suo insediamento ha espresso in modo particolare il suo interesse
nel ricercare cure per tutte le malattie gravi che colpiscono il nostro paese,
per il Mesotelioma in particolare la CEI dedica spesso pagine sul quotidiano
“L’Avvenire”. Papa Francesco ricorda spesso che: “Gli uomini sono tutti uguali,
ogni vita è preziosa e va tutelata, la salute e la sicurezza occupano il primo
posto davanti a tutto il resto”. Il mesotelioma è letale
soprattutto perché è solitamente diagnosticato in fase avanzata, quando è
troppo tardi per rimuoverlo senza danneggiare organi vitali. Il tumore del
mesotelio (tessuto che ricopre la parete interna del torace e dell’addome e lo
spazio intorno al cuore) è uno dei più letali. L’esame del sangue per
verificare la presenza di sostanze rilasciate dal tumore quando è ancora
ridotto potrebbe permettere di individuarlo prima. Ogni anno solo nella città di Casale i morti per
Mesotelioma sono circa 50, in tutta Italia circa tremila, un numero che
purtroppo non accenna a diminuire e gli studiosi affermano che il picco della
mortalità si avrà nel 2020 o 2025. Da anni si cerca di censire i siti in cui
l’amianto o l’eternit è ancora presente, ma i numeri, seppur alti, sono lontani
da essere completi. Nel 2012, il Centro nazionale per le ricerche completò una
sorta di telerilevamento su incarico della Regione Lazio. Venne monitorato il
4,6% del territorio. Furono individuati 1,7 milioni di metri quadri di cemento
amianto, pari a 2.966 coperture comprendenti soprattutto tettoie di capannoni
industriali. E se questo riguarda meno del 5% del solo Lazio, basta fare le
proporzioni per comprendere quanto grande sarà, da qui ai prossimi vent’anni,
il cimitero delle vittime di mesotelioma. Il monitoraggio completo del nostro
Paese rimane quindi ancora lontano. A Casale e in alcuni paesi del Monferrato
sono stati attivati gli “Sportelli amianto” per consentire ai cittadini di
denunciare materiale con la fibra killer e aiutare l’amministrazione ad avere
il quadro completo sul territorio. La bonifica è già stata eseguita
gratuitamente in circa 150 siti distribuiti tra tutti i 48 Comuni dell’area
inquinata dagli stabilimenti di Casale Monferrato. Una ricerca Inail ha
rilevato 73 impianti per lo smaltimento del fibrocemento. In funzione, però, ce
ne sono solo 22. Con il risultato che, visti i costi e le difficoltà
d’intervento, tonnellate di eternit finiscono nelle discariche abusive. Nel
meridione la situazione è invece ancora più complessa: oltre alla Campania dove
risiedeva lo stabilimento di Bagnoli (di cui si deve ancora eseguire la
bonifica e vi è un processo in corso), l’eternit è stato largamente impiegato
ed è tuttora “libero” soprattutto nei terreni agricoli e nelle case, impiegato
nelle cisterne dell’acqua, nelle coperture dei tetti e dei tubi.
Le nostre
campagne traboccano di amianto. Nascosto sotto terra, ammucchiato sull’erba o
messo a bruciare sui maledetti roghi. L’unica arma efficae per continuare a
combattere questo nemico fortissimo è l’informazione. Lo Stato deve farsi
carico almeno di una parte del costo, veramente troppo esoso, dello
smaltimento. I nostri vecchi, cari tetti, sono pericolosissimi, occorre opporre
un’adeguata difesa.
Christian
Pravatà
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